Rubrasonic: “a ogni brand la sua musica, purché sia eccellente… e originale”

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Roberto Brignoli e Matteo Arancio fondatori di Rubrasonic , uno dei soci AMP. Tra i numerosissimi spazi che Rubrasonic cura dal punto di vista musicale ci sono grandi catene come Kiko Milano, Gas e DMail ma pure Lefay Resort, hotel deluxe situato sul Lago di Garda. Per ogni singolo cliente, ciò che caratterizza le selezioni curate da Rubrasonic è un’attenzione maniacale alla qualità musicale.
“Facciamo soltanto selezioni ‘su misura’, ovvero ‘signature playlist’ destinate al mondo del fashion, del lusso, agli hotel ed alla ristorazione di alta gamma. Ma quel che conta, per noi non è l’esclusività del brand, è appunto la sintonia tra brand e la musica che fa ascoltare nei suoi punti vendita”, spiegano Roberto e Matteo.

Quali i sono i progetti più interessanti a cui sta lavorando Rubrasonic?
“Stiamo per presentare un nuovo marchio insieme ad una importante boutique agency. E’ un progetto pensato per mondo del lusso, per potenziare la nostra attività in questo settore. Inoltre apriremo una sede a Dubai dove operiamo dal 2017. Già oggi infatti stiamo sviluppando progetti per alcune realtà legate alla ristorazione e all’hotellerie di alta gamma. Ad esempio, stiamo collaborando con Il Borro, progetto legato al cibo del gruppo Ferragamo”.
Quali sono le più attuali tendenze musicali in ambito di business music in questo periodo?
“Non credo ci sia una tendenza precisa, almeno per noi. Tutto dipende dal brand, ognuno deve avere una propria identità sonora. In generale, crediamo nella bella musica, internazionale o italiana. Cerchiamo sempre la raffinatezza, evitando la banalità. Non è sensato per un music provider agire come un clone delle radio FM, emittenti che tra l’altro ormai fanno intrattenimento basato sui personaggi e sulle parole, con un po’ di musica. Né crediamo sia utile seguire gli algoritmi dei maggiori servizi di streaming. Puntare all’eccellenza è una necessità”, spiega Matteo Arancio.
A livello sonoro nei negozi e nella GDO, la musica sembra sentirsi sempre meglio e le playlist sembrano sempre più curate. Ma ancora oggi, troppo spesso, la cura acustica degli ambienti, in Italia, è scarsissima.
“E’ vero. Molti brand si affidano ormai a professionisti, e ovviamente in questo modo il flusso musicale è curato, ha un minimo di senso. Per quanto concerne l’acustica degli spazi commerciali, è un tema importantissimo ma la responsabilità è dei progettisti e della proprietà degli edifici: basterebbe a mio avviso coinvolgere sin dall’inizio del progetto qualcuno che si occupi di acustica per dare la giusta importanza a questo aspetto. L’architettura di questo nuovo millennio punta molto su vetro e metallo, superfici che ‘suonano male’. Ma oggi le tecnologie ci sono. Basterebbe iniziare ad usarle”, spiega Roberto Brignoli.
Continua ad esserci un gran parlare sui media di “battaglie” sui diritti musicali (SIAE, SCF, Soundreef, etc ), ma la parola a chi come voi music provider la musica la paga (a caro prezzo), raramente si dà voce…
“Il tema è chiaro per gli addetti ai lavori, ma quasi sconosciuto dalla maggioranza di coloro che ogni giorno fruiscono di musica. SIAE per l’uomo comune e per la stragrande maggioranza degli esercenti è “vissuta come tassa, l’ennesima…”. Invece fa semplicemente il suo lavoro, ossia raccoglie i diritti musicali per gli autori ed i compositori che si vedono utilizzare brani da loro scritti. Allo stesso modo fa SCF che rappresenta la maggioranza dei discografici in Italia”, racconta Roberto Brignoli.
“Troppi non sanno che Soundreef, oltre a tutelare il repertorio di alcuni artisti, fornisce anche servizi di business music con un suo repertorio di brani creati soprattutto a questo scopo… peraltro, il catalogo Soundreef e quello SIAE, non sono minimamente paragonabili, per quantità e qualità, per questa ragione noi non siamo interessati al loro repertorio”, continua Matteo Arancio.
Come vedete il futuro dei music provider? Oggi la parola playlist è diventata d’uso comune…
“Quando nel 2006 abbiamo iniziato questo progetto eravamo già certi di voler lavorare solo con persone e clienti interessati al grande valore della musica, o meglio della bella musica. Questa convinzione è cresciuta nel tempo. Oggi offriamo solo ‘signature playlist’ con audio di alta gamma, ritenendo la strada del bespoke, del ‘su misura’, l’unica percorribile per noi. In altre parole, si fa presto a dire playlist… In realtà, per dare confort sonoro ad un ambiente di lavoro e di vendita è necessario pensare ad un flusso musicale esclusivo, lontano dall’omologazione. Una playlist, ovvero semplice un elenco di brani in sequenza, a lungo andare stressa chi lo ascolta più volte, ovvero chi lavora in un negozio”.