Il British Medical Journal racconta le lamentele sul (troppo) rumore in ospedale… ed alcune esperienze personali

Il British Medical Journal è uno delle pubblicazioni più importanti in ambito medico. Chi si occupa di medicina in tutto il mondo lo legge da decenni come aggiornamento professionale. Il 19 novembre 2018 questo magazine ha pubblicato un articolo dedicato all’inquinamento sonoro negli ospedali (Noise pollution in hospitals).
Riassumendo, l’eccessiva quantità di rumore è davvero spiacevole sia sia per i pazienti sia per lo staff.
Secondo questo articolo scientifico (ovvero una sorta di studio preliminare che nasce su basi solide e non solo dalle sensazioni di questo o quell’operatore, paziente o familiare), le lamentele sul troppo rumore accomunano pazienti, famiglie e personale. Negli USA, in particolare, se i pazienti devono giudicare il paesaggio sonoro degli ospedali, i voti sono solitamente molto bassi. In Gran Bretagna, il 40% dei pazienti si lamenta del troppo rumore di notte, che impedisce di riposare. In reparti come terapia intensiva spesso il rumore supera i 100 DB, l’equivalente di chi ascolta musica in cuffia ad un volume così alto che spesso provoca dolore…
Dopo i fatti incontrovertibili elencati in una pubblicazione importante, vorrei elencare senza pretese scientifiche alcune impressioni personali derivanti da un oltre un anno di frequentazione di diversi reparti ospedalieri, case di cura e case di riposo in provincia di Firenze. Una persona me vicina infatti ha avuto gravi problemi di salute e l’ho seguita da vicino.
Credo innanzitutto che pazienti, operatori e familiari dei pazienti abbiano ogni diritto di lamentarsi un po’. Probabilmente si lamentano molto anche di altre cose, a volte sproposito. Il livello della sanità italiana, ad esempio, quando si tratta di salvare gratis la vita alle persone ricoverate, al Centro Nord è mediamente eccellente. Lo dicono i dati. Eppure comunemente le lamentele si susseguono.
Venendo più precisamente al tema, il livello del paesaggio sonoro, nei tanti spazi che ho dovuto frequentare, l’ho trovato buono o discreto, in alcuni casi addirittura eccellente.
Nel nuovissimo reparto di terapia sub – intensiva di Careggi (il principale ospedale di Firenze), collegato direttamente a quello di terapia intensiva ho visto e sentito come gli ambienti ospedalieri di nuova generazione siano davvero più confortevoli rispetto a quelli di decine d’anni fa per chi ci lavora e per chi è costretto a passarci tanti, tanti giorni. Le stanze sono piccole, ospitano un solo paziente, le apparecchiature che generano calore & rumore (come i finali degli amplificatori) vengono posizionate in stanze apposite e all’interno di ogni stanza è possibile regolare anche la luce.
Un singolo operatore, vista la collocazione strategica delle stanze, può seguire sul monitor l’andamento di tanti pazienti stando seduto e poi intervenire senza dover perder tempo ed energie nei lunghi corridoi del vicino e vetusto CTO (Centro traumatologico ortopedico). Qui le stanze, che come i corridoi hanno soffitti molto alti e quindi sono piene di echi fastidiosi, ospitano tanti pazienti. Eppure l’attenzione del personale fa si che il paesaggio sonoro sia solitamente non così spiacevole.
Ho poi frequentato per lunghe settimane il nuovo IRCCS Don Carlo Gnocchi di Firenze, un centro di riabilitazione di grandi dimensioni. La caffetteria è rumorosa, ma le stanze, che spesso ospitano due pazienti in via di recupero e pure i corridoi sono trattati acusticamente in modo da ridurre i rumori. La stessa cosa, infine, purtroppo non accade bel grande salone di una casa di riposo d’eccellenza come Villa Jole, a Bagno a Ripoli (FI). Il personale è gentile e preparato, ma se decine e decine di persone si collocano in una singola immensa stanza con grandi vetrate progettata soprattutto per essere luminosa, il rumore delle voci e della tv non può che diventare fastidioso per chi vuol solo rilassarsi. Le camere invece, simili a quelle di una normale case, sembrano più confortevoli e pure la palestra, uno spazio in cui solitamente le fonti di rumore sono poche.
(Lorenzo Tiezzi – www.soundscapes.it)